Carlo Ancelotti ha iniziato al sua carriera di allenatore come vice di Arrigo Sacchi in nazionale.
Proprio seguendo la scuola di Sacchi, Ancelotti da allenatore di Reggiana e Parma ha iniziato applicando in maniera ossessiva il 4-4-2. Con il passare degli anni e le esperienze con club prestigiosi, ha iniziato ad essere meno integralista mostrando una certa flessibilità nei moduli utilizzando anche il 4-3-2-1 (il famoso albero di Natale), il 4-3-1-2. L’esperienza con il Chelsea in Premier League ha visto Ancelotti adeguarsi ad uno dei moduli più utilizzati dal calcio inglese, il 4-2-3-1.
Il punto fermo dei suoi moduli è uno: la difesa a 4 e un mediano a protezione della linea difensiva.
La difesa a 4 è spesso abbassata a ridosso della propria area di rigore (prima importante differenza rispetto a Sarri, che chiedeva la difesa alta per poi scappare indietro). I due centrali devono essere bravi a impostare il gioco da dietro e i due esterni pronti a spingere.
Quello di sinistra che si propone con una maggiore frequenza rispetto a quello di destra al quale viene chiesto di assecondare nella copertura il centrale che imposta. Ai due esterni difensivi in ogni caso è chiesta l’abilità nel dribbling per arrivare al cross da fondo campo.
Ancelotti imposta la manovra sui fraseggi corti e per questo ha bisogno di centrocampisti e attaccanti con una buona qualità di palleggio. Dei centrocampisti schierati Ancelotti ne utilizza uno bravo negli inserimenti pronto a dare sostegno alle punte e un metodista davanti alla difesa. Il metodista può avere o solo compiti di interdizione oppure anche compiti di regia (alla Pirlo o alla Fabregas per intenderci).
Il gioco di Ancelotti tende a una continua ricerca delle punte. I due attaccanti devono essere bravi ad alternarsi nel ruolo di prima punta. A loro due non è richiesto un particolare sacrificio in fase difensiva.
Il pressing. La zona del primo pressing Ancelotti la fa variare, da ultra offensiva a difensiva, a seconda del risultato della gara e della forza dell’avversario.
Uno dei punti di forza del credo dell’allievo di Sacchi è avere a disposizione in panchina un calciatore da poter inserire a partita in corso in grado di cambiare ritmo e garantire una certa imprevedibilità. Chi ricorda Massaro nel Milan di Sacchi?
Il punto debole. Le squadre di Ancelotti vanno in difficoltà contro le squadre chiuse che si preoccupano innanzitutto di chiudere gli spazi per partire poi in contropiede (aspetto questo in comune con Sarri).
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