Il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, ha rilasciato una lunga intervista al “Corriere dello Sport”.
Tanti i temi trattati: il futuro del Napoli, i due allenatori Ancelotti e Sarri, il calciomercato che vede protagonisti Verdi, Hamsik e Jorginho.
Questi alcuni passaggi dell’intervista a De Laurentiis che è possibile leggere in versione integrale sul “Corriere dello Sport” oggi in edicola.
“Con Sarri sono sempre stato educato e l’ho sempre supportato. Ma se chie è ancora sotto contratto per altri due anni e inizia a seminare pubblicamente dei dubbi del tipo non so se la società ce la farà a mantenere i migliori invii chiari segnali di insofferenza e sfiducia e mi procuri dei possibili danni. Chi guadagna 4 milioni lordi a stagione con i bonus non può dire cose del genere. Pensi solo alla tua immagine.
Se mi chiudi la porta in faccia educatamente non disturbo il tuo lavoro ma fino a un certo punto. Poi ho il diritto e il dovere di salvaguardare la società e iniziare a guardarmi intorno. Il record di 91 punti? E’ un traguardo personale, meglio secondi con 81 punti e una progressione nel percorso europeo.
Certo che voglio vincere. Sono un dirigente d’azienda che per crescere ha bisogno di aumentare il fatturato. Come? Attraverso le coppe europee. Le coppe sono fondamentali la Roma ha portato a casa 90 milioni.
Liberare Sarri? Se si presenta qualcuno a trattare sarò ragionevolissimo, non sono un tipo vendicativo. Sarri avrà sempre il mio grazie.
Ancelotti è la chiave d’accesso all’internazionalizzazione del Napoli. Lui considera l’80% dell’organico attuale di alto livello. I nostri obiettivi sono un portiere, un terzino, un centrocampista e un esterno d’attacco.
Per Verdi Giuntoli ieri ha fatto tutto con Branchini.
Ho rifiutato 45+5 milioni di bonus per Jorginho. Se Hamsik vuole andare in Cina non lo fermeremo. Ancelotti dal 10 al 31 luglio può valutare tutta la rosa. Anche Younes è stato convocato per il ritiro.
Quest’anno perdo 15 milioni di euro e il rosso in bilancio è una macchia. Le coppe sono importanti perchè l’Italia è quella che è, un calcio che ha avuto tre fustigatori”.