Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sui principali quotidiani sportivi nazionali e della quale vi proponiamo i passaggi più interessanti.
Su Insigne.
“Io non capisco perché Lorenzo non sia mai stato completamente felice, a Napoli. E’ indubbio che sia un gran giocatore, ma se pensa
che la sua avventura qui sia finita, allora dia il massimo, per non restare un incompreso. I suoi rapporti con gli allenatori, anche in
passato, sono sempre stati ondivaghi… Deve capire che siamo in venticinque e devono giocare tutti; sapere cosa vuole fare da grande. Si tranquillizzi, diventi più sereno, si può essere in condizione oppure no e se per Ancelotti non lo è, e dunque non va utilizzato, non può uscirsene con battute e con atteggiamenti quasi di sfida”.
Sui rinnovi di Mertens e Callejon.
“Sono due ragazzi intelligenti, legati al Napoli e che stimo. Quando parli con Mertens non ti annoi, ti dà grande soddisfazione, è veramente un ragazzo in gamba e lo rispetto moltissimo. Ora avremo modo di parlare per capire cosa possiamo fare, ma bisognerebbe anche capire che il Napoli è una bandiera da amare e non solo per soldi. Io ho presentato a entrambi un’offerta, già otto mesi fa e non posso fare uno sforzo superiore a quanto loro proposto. Se vogliono andare in Cina, per quelle che brutalmente si possono definire “marchette”, dunque per danari, allora vadano”.
Su Koulibaly.
“Ho già rifiutato nell’estate che è alle spalle 105 milioni di sterline, e dico di sterline, e sono consapevole che probabilmente un giorno sarò costretto a cederlo”.
Sugli obiettivi del Napoli.
“Ottenere il massimo in tutte le competizioni. Più di quello che stiamo facendo non si può. Stiamo realizzando ciò attraverso una gestione intelligente, che produca un bilancio positivo, perché noi in rosso non possiamo andare. Io sono un industriale del calcio, piaccia o no ma così va, e devo combinare i fattori della produzione con quelli economici. La Juve e l’Inter si sono indebitate, il Milan è sull’orlo del baratro e noi siamo sempre invece virtuosi e competitivi.
Sul disfattismo in città.
“È un gioco al massacro, a volte, vuoto di ogni logica. A me non è andato a genio che si criticasse il mio silenzio: e cosa dovrei dire? Io non ho mai litigato con Ancelotti, anche se qualcuno dice il contrario, perché con uno come lui è impossibile litigare: lui è nel mio cuore, nel mio cervello, l’ho scelto per un percorso lungo, può stare qua anche dieci anni. E’ intelligente, è educato, è costruttivo, è uno degli allenatori che hanno vinto di più: ma cosa devo rimproverargli, di aver pareggiato 0-0 a Genk?”.
Su Fabiàn.
“Ce lo vogliamo tenere e ne vogliamo cercare altri come lui. Fabian è sempre stato, per noi, un top player. Qualcuno ha scritto, credo non in Italia, di proposte da 60 milioni di euro: e mi spiegate perché mai dovrei venderlo? Ne avessero offerti centottanta…”.
Su Lozano.
“È appena arrivato, gli va dato il tempo di ambientarsi. Ha cominciato benissimo, con la Juventus, poi ha dovuto capire, ha pagato le varie differenze con le sua abitudini nelle quali si è imbattuto. Quando c’è da criticare e anche demolire un giocatore lo si fa senza pensarci su
ma bisogna essere cauti”.
Sul mercato.
“Tonali è di proprietà della società di un amico al quale auguro di cederlo per i 50 milioni che vuole realizzare. Non so come ci starebbe nel nostro centrocampo, se il sistema sia adatto alle sue enormi qualità. Mentre Castrovilli mi piace tanto. Capiremo a dicembre qual è la
nostra vera forza, per adesso non mi sembra ci siano motivi”.