Alla vigilia della sfida di campionato Udinese-Napoli in programma alla Dacia Arena sabato 20 ottobre alle ore 20:30, abbiamo intervistato in esclusiva il Presidente del Club Napoli Udine Pietrangelo Chierchia.
Come è nata l’idea di fondare il Club Napoli Udine?
“Nasce dalla passione di un gruppo di tifosi del Napoli residente in Friuli. Il Friuli Venezia Giulia è da sempre una regione ricca di cittadini originari dell’Italia meridionale e della Campania in particolare. Così nel 2012 un gruppo di super appassionati del Napoli Calcio si è organizzata e, tra mille difficoltà e sacrifici, è riuscita ad offrire ai tanti tifosi residenti in regione una nuova opportunità di aggregazione e convivenza sociale”.
Quanti iscritti avete e quali sono le iniziative che distinguono il club?
“Il numero di iscritti si aggira ogni anno tra i 150 e i 200 tifosi del Napoli. E’ ovvio che le attività principali ruotano intorno alla squadra di calcio ma, essendo noi una comunità molto identitaria e legata alle nostre tradizioni, di tanto in tanto organizziamo eventi che ci permettono di coltivare le nostre tradizioni ed abitudini partendo dalla nostra cucina, alla nostra lingua di origine, passando anche attraverso l’arte, la letteratura e la musica partenopea”.
Seguite il Napoli anche al San Paolo e in tutte le altre trasferte?
“Generalmente le trasferte al nord le facciamo quasi tutte. Al San Paolo è un discorso a parte. E’ difficile organizzare un buon numero di persone che partono tutte insieme e ritornano tutte insieme nello stesso giorno. La distanza tra Udine e Napoli è notevole e solitamente chi vuole seguire gli azzurri al San Paolo si organizza approfittando dell’occasione per andare a trovare parenti ed amici”.
I tifosi del Napoli del vostro club come vivono la settimana che porta alla sfida contro l’Udinese?
“Fin dai lontani anni ottanta, anno in cui anche io mi sono insidiato in questa terra, il tifoso partenopeo vive in modo particolare questo match. Diciamo che è il nostro derby; probabilmente dopo quella contro la Juventus, Udinese-Napoli è la partita di Serie A che più attendiamo per ovvi motivi di antagonismo con i tifosi autoctoni”.
Invece sulla sponda bianconera davvero la sfida contro il Napoli è considerato un derby?
“Si! Senza alcun dubbio. Più di quella contro squadre quali Juventus, Milan o Inter. Non so perché… probabilmente esiste più di una ragione. Tralasciando quelle più subdole, probabilmente risalgono già dai tempi delle sfide con il Napoli di Maradona. Da quel famoso Udinese-Napoli finito 2-2 nel 1985, quando Diego mise a segno il gol del definitivo pareggio anticipando la famosa “Mano de Dios” dei mondiali in Messico 86. Da lì le prime ostilità col pubblico partenopeo che man mano si sono trasformati da cori ingiuriosi e provocatori tra le due fazioni ad atti di violenza e di inciviltà”.
In base all’esito della gara come cambia invece la vostra settimana successiva al match?
“È ovvio che il napoletano che vive e lavora ad Udine e provincia non può che trarre giovamento e appagamento da un’eventuale vittoria degli azzurri allo Stadio Friuli. È altrettanto scontato dell’esatto contrario in caso di débâcle. Ma non mi è mai giunto all’orecchio il verificarsi di atteggiamenti aggressivi né fisici né verbali. Fuori dal contesto dello stadio, qui il calcio viene preso per quello che è: uno sport. Il tifoso friulano medio vive questo evento né più né meno come una normale partita di calcio”.
Cori sul Vesuvio: li hanno mai cantati alla Dacia Arena? Avete chiesto agli udinesi il perché li cantano?
“Si, qualche volta sul Vesuvio, altre volte sui napoletani… diciamo che il repertorio è vasto, ma non ho mai chiesto a nessuno del perché! Se uno si rivolge a me insultandomi violentemente non sto lì a chiedergli perché lo fa! Lo sottovaluto, lo ignoro, gli volto le spalle e me ne vado per la mia strada”.
Dopo tre anni, a Udine scende in campo il Napoli senza Sarri ma con Ancelotti in panchina: nel club il livello di fiducia e certezze per questa sfida è diverso rispetto agli anni precedenti?
“C’era un senso di grande forza e sicurezza che precedeva le partite della squadra di Sarri così ora esiste una forte consapevolezza della grandezza di un allenatore come Re Carlo”.
Dove può arrivare questo Napoli in Italia e in Europa?
“Domanda da un milione di Euro! Da tifoso sono speranzoso ed ho una fiducia forse smisurata. Ma sono consapevole che il percorso è ancora lungo e molto, molto difficile…. Diciamo che i presupposti per fa bene secondo me ci sono… Ma anche se il risultato non sarà quello che noi tutti ci aspettiamo, sicuramente non mi sentirò frustrato… non fa parte del mio essere”
Non posso non chiedere un pronostico per domani.
“Mi sbilancio… vinciamo col più classico dei risultati: 0-2”