Guardiola: “Nel calcio puoi vincere anche senza tirare in porta”. Sacchi: “Non serve giocare bene se non colmi le differenze con l’avversario”

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Intervenuti al ‘Festival dello Sport’ organizzato dalla Gazzetta dello Sport, l’allenatore del Manchester City e l’ex allenatore del Milan Arrigo Sacchi hanno partecipato con Ancelotti al dibattito ‘La bellezza del calcio’. 

Questi alcuni passaggi delle loro dichiarazioni.

Guardiola: “Chi gioca bene ha più possibilità di vincere, ma è l’unico sport dove puoi vincere anche senza tirare in porta. Johan Cruijff ha imposto un gioco e ci ha fatto capire un calcio diverso, ci spiegava perché vincevamo o perdevamo. Ci ha fatto innamorare del calcio. Io ho vinto con 6-7 giocatori delle giovanili, giocando insieme da bambini. E’ stata una combinazione di stelle che si volevano bene e interpretavano la stessa filosofia, succede una volta nella vita. Avevamo voglia di mangiarci il mondo e ce lo siamo mangiati. City favorito per la Champions? Non so se siamo pronti ma non è solo un discorso di giocatori. Le favorite sono quelle con una storia più grande, da Real, Barça e Juve con Cristiano, poi c’è sempre l’Atletico. Noi speriamo di esserci”. 

Sacchi: “Puoi giocare meglio ma non colmare quello che mette in campo l’avversario o la sfortuna. Chi vince giocando bene però ha un’autorità morale che chi vince non giocando bene non avrà mai. Per me la vittoria senza merito non è una vittoria e ho portato avanti questo principio in ogni squadra. L’Italia fa fatica a stare al passo col cambiamento, abbiamo una visione breve e non miglioriamo anche se ora si sta provando un calcio più propositivo, ottimistico”. 

Poi Sacchi racconta  due aneddoti su Ancelotti.

“Carlo ispira fiducia, non ha l’ossessione di quelli che vanno oltre se stessi. Una persona intelligente, di livello di quelle che fanno bene al calcio. Berlusconi al Milan non lo voleva preoccupato dei due interventi al crociato. IO gli dissi che mi sarei più preoccupato se il 20% era nella testa che comanda i piedi. Carlo nel Milan è stato un esempio per generosità e passione. Ricordo che nella finale di Champions misero Hagi a marcare Ancelotti pensando fosse il punto debole…” Lo interrompe Ancelotti: “Sì ma gli diedi due scarpate e si calmò subito…”.