La gara con la Roma ha evidenziato, o forse confermato, i limiti caratteriali e di personalità della squadra: per reagire è servito l’episodio positivo del rigore parato; è invece bastato l’episodio negativo del rigore segnato per abbattersi e perdere di nuovo il filo logico della partita.
Il Napoli ha fatto tremare la Roma per oltre trenta minuti: dal 25′ del primo tempo al 55′ del secondo tempo.
In pratica dal rigore parato da Meret a quello segnato da Veretout. Nel mezzo la Roma in balia del Napoli e preoccupata di far passare i minuti con le perdite di tempo: due occasioni gol per Insigne, una per Milik, un gol sbagliato in maniera clamorosa da Mertens, una traversa di Milik e successivo palo di Zielinski, il salvataggio sulla linea di Smalling a portiere battuto.
Con un pizzico di fortuna, ma anche di cattiveria in più in quei trenta minuti, magari il risultato finale sarebbe stato diverso. Soprattutto il Napoli ha mostrato di saper giocare al calcio con una manovra fluida e concreta, la giusta distanza tra i reparti, massima concentrazione e determinazione dei calciatori disposti in maniera corretta sul campo.
Nell’altra ora e più di gara con la Roma il Napoli ha mostrato invece il suo lato peggiore: manovra con idee confuse e impacciata, passaggi e controlli di palla elementari sbagliati, poca lucidità nel posizionamento e negli interventi soprattutto difensivi, calciatori caratterialmente e mentalmente assenti.
Al netto degli orrori arbitrali, le cose che avviliscono i tifosi e non convincono gli addetti ai lavori sono due:
- Il Napoli quando gioca è davvero incontenibile e in grado di mettere sotto chiunque: ma perché non c’è continuità di rendimento da una partita all’altra e anche nella stessa partita?
- Possibile che calciatori non più alle prime armi non abbiano la capacità di saper gestire i diversi momenti di una partita e debbano trovare e perdere le giuste motivazioni a seconda se gli episodi sono a favore o contro?
Questi due aspetti non possono giustificarsi solo con la cattiva forma di alcuni singoli importanti (leggi Koulibaly dopo il clamoroso autogol con la Juventus) e il falso problema del turn-over.
Ancelotti è ovviamente pagato per trovare le soluzioni alle cose che non funzionano in una squadra. Nel caso del Napoli la continuità e la mentalità. Per quanto riguarda il carattere un giocatore ce l’ha o non ce l’ha e un allenatore può solo pungolarlo, stimolarlo.
Per i calciatori è finito il tempo di scusarsi, loro non sono esenti da colpe. Se davvero amano Napoli come dicono spesso e volentieri, per loro è arrivato il momento di guardarsi negli occhi per capire come aiutarsi tra loro e come aiutare l’allenatore per uscire fuori da questo momento negativo. Tutti insieme. Non se ne esce uno sì e l’altro no.
Quei trenta minuti con la Roma fanno ben sperare che il Napoli può (e deve) recuperare terreno per conquistare una delle altre due posizioni utili per giocare la prossima Champions League. In Serie A quasi nessuno della parte alta della classifica gioca come ha giocato il Napoli in quei trenta minuti. Però le altre sono brave a vincere comunque.
Infatti una partita dura novanta minuti più recupero. A buon intenditor poche parole.
Buon Forza Napoli a tutti!