Mercoledì scorso in Champions League i tifosi del Liverpool ad Anfield hanno ricordato agli amanti del calcio cosa vuol dire avere sugli spalti il dodicesimo uomo in campo, capace di mettere pressione agli avversari e all’arbitro e al tempo stesso trascinare la propria squadra alla rimonta.
L’esatto opposto dell’atmosfera surreale del San Paolo in Napoli-Bologna. Un silenzio tipico di un cinema o di un teatro, quasi di chiesa.
Ma quello dei tifosi del Napoli è “Il silenzio degli innocenti”. Loro sono l’unica parte davvero lesa dal caos tecnico, tattico e societario di queste ultime settimane.
La loro delusione è legittima. Così come sono legittimi i fischi che a fine partita hanno travolto i calciatori sconfitti anche dal Bologna e che non vincono in campionato dal 19 ottobre (Napoli-Verona 2-0) e considerando anche la Champions dal 23 ottobre (Salisburgo-Napoli 2-3).
Certo riesce molto più facile cantare “Un giorno all’improvviso” e avere “Un sogno nel cuore” quando le cose vanno bene.
Ma il pubblico del San Paolo anche quando il Napoli ha lottato per non retrocedere, ha sempre risposto presente purché sollecitato da squadre con un’anima e con un cuore.
Società, allenatore e calciatori riflettano proprio sull’entusiasmo perduto di una piazza passionale e sempre vicino alla squadra nel bene e nel male.