Ancora una volta un morto per una partita di calcio. Proprio come Ciro Esposito, Matteo Bagnaresi, Gabriele Sandri, Filippo Raciti, Ermanno Licursi, Sergio Ercolano, Antonino Currò, Simone Vitale, Giuseppe Diodato, Vincenzo Lioni, Ciro Alfieri, Fabio Di Maio, Vincenzo Spagnolo, Salvatore Moschella, Celestino Colombi, Antonio De Falchi, Nazzareno Filippini, Marco Fonghessi, Stefano Furlan, Vincenzo Paparelli, Giuseppe Plaitano. Contatele bene: dal 1963 ad oggi con Daniele Belardinelli sono ben 22 le persone che hanno perso la vita per una partita di calcio.
Una media di un morto ogni due anni e mezzo.
Chi è morto da innocente, chi da eroe per essere intervenuto in difesa di famiglie con bambini, chi per provare a evitare il peggio tra opposte tifoserie. C’è chi ha perso la vita aggredito vigliaccamente dal branco.
Chi invece è morto per essersi preso la briga di lasciare la propria città per ‘partecipare’ a modo suo a una partita di calcio che non vede protagonista la sua squadra del cuore. Un modo di ‘partecipare’ che non appartiene certo a chi ama il calcio e lo sport in genere.
Puntualmente dopo ogni funerale delle ‘vittime del calcio’ si sprecano belle parole, post di vergogna e rabbia sui social, proclami di azioni severe contro i violenti…poi magari fra due anni e mezzo mentre si piange un altra ‘vittima del calcio’ si farà il copia e incolla di quanto detto, scritto e proclamato in tutti questi anni ma che alla fine non ha cambiato nulla.
Anzi.
Ha peggiorato la situazione visto che le uniche soluzioni solo italiane fin qui trovate sono l’inutile tessera del tifoso, la chiusura degli stadi e il divieto di trasferta. Tutte soluzioni che hanno fatto di tutta l’erba un fascio colpendo contemporaneamente veri sportivi e finti tifosi.
Una sconfitta dello Stato, della FIGC, della Lega di Serie A, di ogni società di calcio incapaci di allontanare dai propri stadi chi lo sport non lo ama, chi dello sport non se ne frega nulla, chi probabilmente è un delinquente giornaliero e non solo domenicale.
Preoccupano le dichiarazioni del Vice-Premier e Ministro degli Interni Salvini e del neoeletto Presidente della FIGC Gravina. Dichiarazioni che poco fanno sperare che la situazione in futuro possa cambiare.
Speriamo di sbagliarci, ma il pessimismo è una logica conseguenza delle parole di chi dovrebbe impegnarsi a non fare distinzioni tra nord e sud, tra squadre settentrionali e squadre meridionali, di chi dovrebbe far rispettare le Leggi e chi i regolamenti rendendoli unici e uguali per tutti…e non interpretabili in base all’etnia e al colore delle maglie.