Juve fuori ai quarti: non c’è nulla da festeggiare il calcio italiano ha pagato un prezzo troppo alto per aiutarla

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Se l’Italia non juventina da nord a sud festeggia con fuochi d’artificio e triccheballacche, nelle vere Patrie del tifo juventino (Calabria, Sicilia, Puglia, la napoletana Cercola) è il giorno della tristezza e della delusione.

Ma il calcio italiano e le sue istituzioni, quelli che non vincono la Champions dal triplete dell’Inter 2010 e l’Europa League dal lontano 1999, non hanno nulla da festeggiare.

Per raccogliere il frutto di un mortificante quarto di finale è stato alimentato in maniera abnorme il sospetto che, per permettere alla Juventus di essere competitiva nella fase cruciale della Champions League, il calcio italiano abbia sacrificato troppe cose minando il futuro dell’intero sistema:

  • la carriera dei migliori arbitri nazionali (vedi Orsato ad esempio);
  • la credibilità della casualità dei calendari del campionato di Serie A;
  • l’intero girone di andata di un campionato tra errori arbitrali cambia-risultato ed eccessiva arrendevolezza di alcuni avversari di turno;
  • l’onestà intellettuale dei media nazionali ormai rimasti a secco di saliva dopo anni di sottomissione totale;
  • le casse di squadre non certamente ricche, benefattrici con acquisti di calciatori superstravalutati in nome di plusvalenze salva-bilanci;
  • forse anche la salute di qualche interprete che in pochi mesi è passato dal fisico di un pugile peso mosca ad uno da pugile peso massimo…e non per la buona cucina locale.

Ora le istituzioni, gli arbitri, i media nazionali, gli avversari di turno, le casse di alcuni club, gli interpreti ‘ingrassati’ dovrebbero chiedersi: ne è valsa la pena alimentare tal sospetto? Bisogna continuare su questa strada e finire di affossare il calcio italiano oppure cambiare rotta e provare a  tornare ai fasti degli anni ottanta?

In attesa di vedere se il Napoli riuscirà a salvare in parte l’onore del calcio italiano, si ‘triccheballacchi’ pure ma non bisogna festeggiare troppo: a queste condizioni il futuro di questo sport in Italia non è roseo, è addirittura in pericolo.