Il Napoli con un comunicato ha smentito la notizia di una possibile avvenuta vendita del club a un fondo di nazionalità non ben specificata.
Fin qui nulla di strano, la SSC Napoli ha il diritto e il dovere di smentire notizie che ritiene non vere.
Smentite che si trasformano però in motivo di rancori e antipatie. Succede quando non sono generalizzate, ma hanno obiettivi ben precisi malgrado certe notizie siano riportate da più fonti.
Anche fin qui è tutto normale, perché si sa che nella vita di tutti ci sono antipatie e simpatie.
Ma la SSC Napoli dovrebbe riflettere e non poco quando una smentita si trasforma nell’ennesimo autogol del modo di comunicare con il mondo esterno. Un autogol secondo solo a quello della politica dei prezzi per vedere le AMICHEVOLI di Castel di Sangro allo stadio e in TV.
Non a caso in tanti oggi si chiedono quale imprenditore rifiuterebbe un’offerta in dollari da 1 MILIARDO (Uanema d’ ‘o priatorio) per un impresa acquistata per appena 30 milioni di euro (euro più euro meno)? Come può un imprenditore avere la forza di rifiutare 1 miliardo di dollari e poi essere costretto a dimezzare il monte ingaggi del 30-40%, lascia partire i suoi migliori calciatori e non riesce a fare quello step necessario per vincere un campionato ogni volta che è vicina allo scudetto?
A Dimaro la prima conferenza stampa congiunta Spalletti-Giuntoli e la disponibilità del vice presidente Edo De Laurentiis nel firmare autografi ai tifosi e a dialogare con alcuni giornalisti presenti, sembravano i primi segnali di un nuovo corso della comunicazione del Napoli.
Solo una pia illusione. Confermata anche da Spalletti, costretto al ruolo di censore per fermare la pacifica e democratica contestazione di un tifoso durante la presentazione della squadra.
Troppo breve si è rivelato il passo da “Koulibaly è incedibile” a Koulibaly al Chelsea. Addirittura più breve di quello dal meteorite su Dimaro a Higuain alla Juventus.
Ancora più breve è stato addirittura il passo da “Koulibaly sta riflettendo” a “Koulibaly ha già deciso da due mesi di andar via”.
Nell’era dei social e delle tante testate che invadono ogni forma di media, il modo di fare comunicazione riveste un aspetto fondamentale per l’immagine, il decoro e il prestigio di un club.
Soprattutto per un club che, come dice, ha la forza di rifiutare un miliardo di dollari.