La realtà virtuale chiamata Juventus e quella frustrazione che si chiama vittoria

0
1165




La Juventus ha vinto il suo settimo scudetto consecutivo. Più che che di storia si dovrebbe parlare di leggenda. 

Invece la realtà, quella vera, sembra prendersi gioco della realtà virtuale imposta dal potere. Realtà che riconosce come leggenda del calcio italiano solo quella del Grande Torino e come storia italiana sul campo in Europa solo quella scritta dal Milan.

Al tempo stesso la realtà, quella vera, riporta sempre alla memoria le pagine scritte dai processi per doping e per calciopoli e i tristi e vergognosi capitoli dei festeggiamenti della coppa vinta all’Heysel e la sceneggiata dopo l’eliminazione in Champions con il Real Madrid.

A proposito delle lezioni che Allegri ha provato a dare in conferenza stampa: qualcuno che riesce ad avere ancora il coraggio di restare fuori dal joystick bianconero, potrebbe chiedere al mister della realtà virtuale cosa diceva a proposito della necessità di civilizzare il calcio italiano? Ovviamente ricordandogli prima quanto accaduto a Madrid, le dichiarazioni di Chiellini e i video postati da due stranieri che parlavano strano dopo la gara con la Roma all’Olimpico.

Vabbè ma anche Allegri, Chiellini e quei due stranieri fanno parte di quella realtà virtuale. Una realtà che solo loro sono contenti di vivere e che hanno contestata, criticata e combattuta prima di entrare a farne parte.

Eppure gli juventini fanno tenerezza. Bisogna capirli proprio perchè vivono in una realtà virtuale.

D’altronde la realtà, quella vera, per loro è davvero frustrante anche nella vittoria:

  • costretti sempre ad arrampicarsi sugli specchi per dare un valore sportivo alle loro vittorie;
  • impossibilitati a festeggiare. Non avendo una città di riferimento possono farlo solo se autorizzati dal loro padrone e solo nel condominio chiamato Stadium. Proprio lì come burattini vengono mossi dal padrone che impone cosa fare e quando farlo per provare a dare lustro all’ennesimo scudetto macchiato da feroci polemiche arbitrali;
  • la rabbia di non poter mai festeggiare tutti insieme. Per altre tifoserie invece i festeggiamenti sono spontanei perchè nascono dal cuore e dall’orgoglio di amare una maglia che rappresenta loro e la loro terra;
  • quelle poche feste solo accennate ieri, erano talmente popolate che molti matrimoni e prime comunioni erano più affollati e vivaci;
  • ignorati dal mondo intero che trascura il loro trionfo, per osannare e rendere onore ai loro rivali. Troppo bello lo spettacolo regalato con il bel gioco che la loro squadra malgrado i tanti campionissimi non riesce neanche ad accennare. Quest’ultimo punto addirittura li trasforma in “Castor Linnaeus” che anzichè pensare a godersi la vittoria, si preoccupano di mandare messaggi colmi d’invidia ai rivali.

In una scena del film “Così parlò Bellavista” Luciano De Crescenzo, riferendosi al loro ‘stile’ di vita, chiede a un camorrista: “Ma tutto sommato vi conviene?“.

Buon Forza Napoli a tutti!