La sentenza definitiva dell’Universiade: la 10 di Maradona non si tocca

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Il San Paolo ha sempre avuto un debole per tre numeri di maglia: la numero uno del portiere, la numero nove del centravanti, la numero dieci sinonimo di classe, fantasia, magìa calcistica.

Proprio la numero dieci è la maglia di James Rodriguez, un fuoriclasse in grado di infiammare il San Paolo. Ma la dieci a Napoli è stata ritirata in onore di Re Diego, in onore del D10S universale del calcio di tutti i tempi.

Quella dieci a molti napoletani, soprattutto delle nuove generazioni, manca e anche tanto al punto di riproporre il dilemma già bocciato diverse volte: assegnare la numero dieci, nel caso dovesse arrivare, a James Rodriguez?

La risposta più bella che sa di sentenza definitiva è arrivata dalla cerimonia d’apertura dell’Universiade: la 10 di Maradona non si tocca.

Infatti quando è entrata al San Paolo la delegazione dell’Argentina con la maglia numero dieci di Maradona, dal San Paolo si è levato dal profondo del cuore il coro “Olè, Olè, Olè, Olè, Diego, Diego”, forte e passionale come trentacinque anni fa.

Un coro del genere il San Paolo non lo canta per nessun altro ‘eroe’ del passato: da Sallustro a Pesaola, da Vinicio a Savoldi, da Zoff a Juliano, dai fratelli Cannavaro al recordman Marek Hamsik.

La spiegazione è molto semplice. Maradona è andato oltre la storia fino a diventare leggenda vivente del calcio napoletano e non solo. Non è stato solo un calciatore che ha indossato la numero dieci, ma un qualcosa che appartiene a Napoli e che Napoli appartiene a lui.

Per questo quel coro del San Paolo durante la cerimonia d’apertura dell’Universiade cantato a Napoli, la città di Maradona, ha ribadito ancora una volta con forza e convinzione: “La 10 non si tocca”.