Lo show di De Laurentiis. Domande del ‘piffero’ perché nel calcio si hanno solo risposte del ‘piffero’

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Come sempre con le sue dichiarazioni il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è bravissimo a scatenare dibattitti e polemiche. Non fa eccezione il suo show durante la 18esima edizione del ‘Passepartout Festival’.

Tanti gli argomenti toccati dal presidente Aurelio De Laurentiis.

Dalla politica napoletana a quella nazionale; dai problemi dell’imprenditoria a quelli del cinema. Tutti argomenti che riteniamo opportuno lasciare alle testate specializzate di questi settori.

Meglio concentrarsi su quanto detto dal patron azzurro sul mondo del calcio, partendo proprio dall’attacco frontale alla categoria dei giornalisti.

Quando si afferma che “Le mie conferenze stampa sono animate perché ti fanno delle domande del piffero per non dire un’altra cosa” un presidente di un squadra si è mai posto la contro-domanda che forse le domande del ‘piffero’ arrivano perché nel calcio istituzioni, presidenti, dirigenti, allenatori e calciatori danno solo risposte del ‘piffero’ glissando in maniera diplomatica quando si chiede loro delle risposte su argomenti più seri diventando complici di un triste teatrino che non appassiona più?

Ad esempio:

  • sul silenzio per il prestigio internazionale e i milioni di euro dirottati da un club all’altro dopo l’ennesima magìa Calvarese-Cuadrado, oggi non più concepibile con la tecnologia utilizzata;
  • sui diversi usi e consumi del regolamento applicato al calcio;
  • del perché quando era ancora possibile salvare il calcio europeo nessuno ha avuto il coraggio di denunciare l’UEFA per il mancato rispetto del Fair-play finanziario;
  • il perché nessun club italiano ha chiesto come si consente a certi club di iscriversi ai campionati. Magari anche semplicemente chiedere perché si consente loro di fare calciomercato malgrado i tantissimi debiti malgrado le plusvalenze fittizie;
  • come è stato possibile consegnare tanto potere ai procuratori. Soprattutto perché mai i club non hanno interesse ad attuare un gentlemen’s agreement mettendo un limite alle loro commissioni;
  • perché non si sottolinea che i club della Superlega hanno bilanci fallimentari perché pagano ingaggi INGIUSTIFICATI per troppi calciatori. Ingaggi che potrebbero essere calmierati anche in questo caso con un semplice gentlemen’s agreement;
  • il perché in nome dei diritti TV sono aumentate in maniera esponenziale il numero delle partite esasperandone la quantità ma mortificandone la qualità;
  • come è stato possibile concedere a una qualunque TV, SOLO PER QUALCHE SPICCIOLO IN PIU’, di profanare la sacralità dello spogliatoio. Per riprendere poi quell’inutilità, compresi “il pisello a destra e la palla scesa”, che non affascina per niente il CLIENTE finale;
  • DI SPIEGARE IN MANIERA CHIARA COSA SI INTENDE PER “CALCIO MALATO E VIZIATO DALLE ISTITUZIONI” che non consente al Napoli di vincere uno scudetto (forse il riferimento era alla stagione 2017-18?). Soprattutto COSA SI INTENDE FARE PER CURARLO;
  • perché dopo aver coperto di VERGOGNA maglia, tifosi e città dopo la gara con il Verona ai napoletani non è stato chiesto semplicemente scusa. Magari anche per coerenza dopo aver affermato che “Io lavoro per il pubblico (…), per il pubblico bisogna lavorare io l’ho fatto sempre nella mia vita anche perché questa è un’operazione innata quasi automatica di marketing”.

Ma forse uno non se ne accorge e alla fine anche queste, magari, sono domande del ‘piffero’.

Anche perché l’unica vera risposta, NON DEL PIFFERO, è riassunta nel ridurre la questione Superlega, l’aver smascherato Blatter e Platini e l’avere in giro 18 calciatori con le rispettive nazionali SOLO E SOLTANTO AD UNA QUESTIONE ECONOMICA trascurando l’aspetto sportivo del calcio.

Poi se si considera che per i napoletani l’epopea Maradonina NON E’ STATA SOLO UNA GIOIA MA ANCHE UNA DISGRAZIA perché li ha abituati a sognare (poveri stupidi romantici vero?) allora è inutile continuare a parlare di passione e amore per il calcio.

Forse è vero se “il calcio non funziona è perché siamo vecchi” come ci ricordano i club che, pur avendone il potere se solo fossero più coesi, non hanno la forza neanche di mandare via un presidente federale che è venuto meno alle sue promesse.

Non resta che sperare che qualche anima buona inventi un elisir di giovinezza.

Magari al calcio verrebbero restituite anche le ‘vecchie’ emozioni che hanno fatto innamorare così tanti tifosi di questo sport.