L’attesa per il servizio della trasmissione ‘Report’ di lunedì 22 ottobre sui (per il momento) ancora presunti legami tra la Juventus e la malavita organizzata, si può paragonare a quella del primo sbarco sulla luna.
Destinato ad essere il servizio giornalistico dell’anno, è sicuramente uno di quei servizi-inchiesta che ogni giornalista sogna un giorno di fare.
Siamo certi che sarà anche meritevole del Pulitzer l’onorificenza ambita da tutti i giornalisti.
Eppure non riusciamo a sentirci coinvolti da questa spasmodica attesa. Non siamo in preda all’ansia di sapere cosa è stato scoperto e che dovrebbe sconvolgere il club più vincente in Italia. Forse potrebbe addirittura sconvolgere tutto il calcio italiano.
Ecco la (speriamo momentanea) indifferenza è legata proprio a quel ‘dovrebbe’. E’ legata a quel condizionale che puntualmente nel calcio italiano è sempre rimasto tale quando si è trattato di alcuni club rispetto ad altri.
Diciamoci la verità, non nascondiamoci dietro a frasi e luoghi comuni.
Se la sensazionalità di qualunque cosa possa essere denunciata nell’inchiesta di ‘Report’ non dovesse portare a conseguenze sportive e penali, sarà stato tutto inutile. Il classico “tutto fumo e niente arrosto”.
Anzi, si corre solo il rischio di far riacutizzare il mal di fegato ai tanti sportivi che ormai non sopportano più i diversi modi di applicare i regolamenti che da troppi anni si vedono nel calcio italiano.
La curva della Juventus squalificata dalla Giustizia Sportiva e riaperta da FIGC e Lega, il disinteresse del prossimo Presidente FIGC Gravina sul numero di scudetti ostentati dalla Juventus in barba alla sempre più calpestata Giustizia Sportiva, sono forse segnali fin troppo chiari.
Vedremo, chi vivrà vedrà!