Durante lo stop per il coronavirus in tanti hanno spinto per la ripartenza del campionato di Serie A facendosi forza con lo slogan “il calcio è la terza industria del Paese e rappresenta l’unica fonte di guadagno per centinaia di migliaia di famiglie”.
I governanti dello sport, i giornalisti e gli opinionisti che si occupano di Economia e Finanza hanno il dovere di far notare al Governo che il calcio è davvero la “terza industria del Paese”, che versa tanti soldi nelle casse dello Stato, che fornisce un importante contributo economico a tutti gli altri sport e che è motivo di sostentamento economico per tantissime famiglie.
Ma i giornalisti e gli opinionisti sportivi, quelli che si occupano soprattutto di calcio giocato, il contributo che sono chiamati a dare per salvare e tutelare la “terza industria del Paese” è raccontare senza faziosità quanto avviene in campo partendo proprio da quella che può definirsi ‘questione arbitrale’.
Tra espulsioni mancate e altre assurde, ammonizioni inspiegabili e altre incredibilmente non comminate, rigori sacrosanti negati e altri a dir poco inventati, gli arbitri continuano a commettere errori grossolani che con l’avvento del VAR non sono più giustificati arrecando un danno imponderabile nel tempo all’intera “terza industria del Paese”.
Solo quanto visto ieri in Lazio-Fiorentina con la mancata espulsione del laziale Bastos (considerando anche espulsioni decise in altre gare di questa stagione) e il rigore concesso alla Lazio che ha permesso alla squadra di Lotito di pareggiare con la Fiorentina prima del gol vittoria di Luis Alberto, dovrebbero spingere a una seria riflessione.
Una riflessione necessaria soprattutto per smorzare sul nascere le polemiche di chi parla di favori ai ‘presidenti più potenti’ della Lega e di chi inizia a pensare che certe decisioni servono per mantenere in vita un campionato già falsato e che non ha più nulla di entusiasmante.
Purtroppo la lezione dello scudetto assegnato nella stagione 2017-18 reso illegittimo da troppe decisioni arbitrali sbagliate non ha insegnato nulla.