La Corte Sportiva di Appello ha respinto il ricorso del Napoli per l’annullamento della giornata di squalificata inflitta a Koulibaly dopo l’espulsione avvenuta in Inter-Napoli lo scorso 26 dicembre.
Iniziamo con una precisazione che è dovuta ai lettori e ai tifosi. Il ricorso non è stato presentato per ridurre la squalifica ma per annullarla.
Infatti delle due giornate di squalifica, così come riportato nel Comunicato Ufficiale n° 115 del 28 dicembre 2018 del Giudice Sportivo della Lega di Serie A dott. Mastrandrea, una giornata è stata comminata a Koulibaly per aver raggiunto quota cinque ammonizioni nell’arco del campionato. Pertanto contro questo provvedimento non era possibile presentare alcun ricorso.
Il ricorso del Napoli puntava a far cancellare invece la giornata di squalifica, totalmente indipendente dalla precedente, comminata a Koulibaly per il rosso diretto che l’arbitro Mazzoleni gli ha mostrato durante Inter-Napoli dopo l’applauso che il calciatore del Napoli ha rivolto all’arbitro dopo l’ammonizione.
Quindi il ricorso presentato dal Napoli non era per ridurre la squalifica ma per annullare quella di una giornata per il rosso diretto. Per casi del genere, gesto irriverente nei confronti di un arbitro, non è mai stata cancellata totalmente una squalifica, in alcuni casi solo ridotta. Ma nel caso di Koulibaly non c’era nulla da ridurre, solo da annullare.
Proprio per questo motivo l’esito della sentenza di oggi era praticamente scontato. Una sentenza anche giusta dal punto di vista regolamentare. Il caso Koulibaly è diverso da quello di Muntari. Koulibaly, seppur comprensibile, per i cori razzisti ha avuto una reazione sbagliata nei confronti dell’arbitro. Muntari invece ha abbandonato il campo senza gesti irriverenti nei confronti del direttore di gara.
Però al tempo stesso è una sentenza che suscita un sentimento di rabbia per diversi motivi:
- il trionfo dei razzisti;
- la poca sensibilità di Mazzoleni nello gestire la situazione; sarebbe bello sapere da Buffon cosa ha Mazzoleni al posto del cuore….
- un applauso a un arbitro è considerato più irriverente del minaccioso testa a testa tra un calciatore e l’arbitro;
- le tante proteste plateali di alcuni allenatori rimaste puntualmente impunite;
- lo stesso allenatore che si può permettere anche di chiamare “testa di caxxo” l’assistente dell’arbitro e non essere colpito da nessun provvedimento;
- il protocollo contro i cori razzisti, di cui pochi giorni prima di Inter-Napoli il sig. Rizzoli si era vantato, non applicato.