Sarri: “Ho lasciato Napoli per la sensazione di un percorso finito, per palazzo intendevo lo scudetto”

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L’ex allenatore del Napoli Maurizio Sarri allo Stadium di Torino ha tenuto la conferenza stampa di presentazione nel ruolo di nuovo allenatore della Juventus fino al giugno 2022.

Paratici ha sottolineato che la trattativa non è durata oltre un mese che c’era da avere rispetto per un allenatore sotto contratto e un grande club come il Chelsea.

Paratici ha poi ribadito che anche con Sarri l’unica cosa che conta è vincere e che non c’è una ricetta giusta per vincere e che la scelta non è stata dettata dal tipo di gioco.  Ma la scelta è stata fatta solo in quanto Sarri è considerato il miglior allenatore possibile della Juventus in questo momento.

Questi invece i passaggi più significativi delle dichiarazioni del tecnico toscano, in versione giacca e cravatta.

“Contento di essere qui oggi.

Io tre anni fa sono arrivato a Napoli e ho dato tutto me stesso perché nato a Napoli e tifoso del Napoli. Negli ultimi mesi a Napoli ho il dubbio tra l’affetto per Napoli e la sensazione della fine di un percorso. Poi il Napoli mi ha smentito con l’ingaggio di Ancelotti. Ma colpa mia perché avevo dubbi seri. 

Ho scelto un club straniero per non passare subito in un altro club italiano. 

Ho vissuto un’esperienza bellissima in Premier League ma nella seconda parte della stagione ho sentito il bisogno di tornare in Italia e la Juventus mi ha offerto questa possibilità. Sono arrivato nella squadra più importante d’Italia. 

Mi sembra il giusto coronamento di una carriera lunghissima e difficilissima. Penso di aver rispettato tutti e di non aver offeso nessuno. 

E’ stata una sensazione forte vedere la compattezza e la determinazione di tutta la dirigenza di puntare su un allenatore. 

La Juventus in Italia è la favorita. I Champions invece deve puntare a vincere ma con la consapevolezza che ci sono 7-8 club con le stesse qualità. La Champions deve essere un obiettivo con un coefficiente di difficoltà mostruosa ma che bisogna provare a vincere con ferocia. 

Il primo passo è capire le caratteristiche di tutti i giocatori e poi trovare il modulo giusto per mettere nelle condizioni migliori quei due tre calciatori che possono fare la differenza. 

Ho allenato nel Chelsea giocatori molto forti ma con Ronaldo si va al top mondiale e mi piacerebbe fargli aggiungere un altro record mondiale ai tanti che già ha stabilito. Mi piacerebbe avere un secondo calciatore allenato da me che ha stabilito il record di gol in Serie A.

Ho vissuto tre anni in cui mi svegliavo la mattina e il primo pensiero era quello di battere la Juventus. Eravamo l’alternativa più credibile e avevo l dovere morale di provarle tutte per batterla. Ho dato il 110% per provare a batterla ma non ci siamo riusciti. Tutto quello che ho fatto anche con modi sbagliati è intellettualmente corretto e lo rifarei. Se vedo un avversario che è disposto a tutto potrei anche odiarlo. 

L’avversità sportiva a un certo punto finisce ed è finita e ora la mia professionalità mi ha portato ad allenare la Juventus e ora darò tutto per la Juventus. Poi tante volte bisogna dire delle frasi per stare bene in u certo ambiente. 

Mi sono bastate un paio di cene con la dirigenza per capire che loro sono un gruppo forte per mentalità e compattezza. 

Accolto con scetticismo? E’stato sempre così per me. Per vincere lo scetticismo conosco una sola strada: vincere e convincere.

Se firmo il motto vincere e convincere? Ti posso dire poco perché ho vinto poco. Penso che l’iobiettivo di divertirsi in campo non sia in antitesi a quello di vincere. Se la squadra in campo si diverte e diverte il pubblico acquisisce quell’entusiasmo collettivo che può essere benzina importante per ottenere risultati. Poi è normale che bisogna avere anche un minimo di praticità. La storia ci dice che hanno vinto allenatori con caratteristiche caratteristiche e filosofie che sono all’opposto l’una dell’altra. Uno deve restare fedele alle proprie idee con la consapevolezza che sono giuste per vincere.

Quando ho detto che volevo prendere il potere e arrivare al palazzo era perché volevo vincere lo scudetto. A Napoli non avevamo la possibilità di lottare su più obiettivi e abbiamo scelto di vincere lo scudetto. Eravamo anche convinti di farcela ed il viaggio è stato stupendo. 

Tuta? Io preferirei sul terreno di gioco di non andare con la divisa sociale anche se per contratto la dovrò indossare in rappresentazioni ufficiali della società. 

La filosofia di calcio resta la stessa, l’idea di calcio resta la stessa anche se poi bisogna adattarsi nell’attuazione. Voler modificare le caratteristiche dei calciatori sarebbe un suicidio. 

In Napoli-Juventus se mi applaudono è una manifestazione d’amore. Se mi fischiano è anche una manifestazione d’amore. Comunque vada li vorrò bene come prima. 

Per i cori razziali non è posso cambiare idea se cambio società. Penso che in Italia bisogna smetterla ed è anche giusto fermare le partite. Non si può rimanere indietro di 40 anni rispetto al resto dell’Europa. 

A Napoli ho fatto tutto quello che dovevo. Per dovere morale e professionale devo tirare fuori il 110% da tutti e a Napoli il coinvolgimento era totale perché da ragazzino tifavo Napoli.

Andare via dall’Italia dopo Napoli credo sia stato un atto di rispetto, poi se un anno dopo il club più importante d’Italia ti offre la possibilità di rientrare io devo rispettare anche me stesso e la mia professione. Poi se ci si va a ricamare sopra non se ne esce, ma a Napoli non ho recitato alcuna parte. 

Higuain? Gli voglio molto bene e avere spazio nella Juve dipende da lui. Con lui non ho ancora parlato. Per qualità tecniche ha la capacità di giocare con chiunque. La mia sensazione è che sia uscito un po’ scosso e abbia vissuto male il post Juventus.  

Mercato? Vederemo appena avremo un’idea più precisa sul modulo di riferimento. Io non sono di quelli che fa i nomi ma parla solo di caratteristiche che vorrei avere.

Allegri  mi lascia un’eredità pesante. Ha fatto dei risultati straordinari e vincere tutto quello che ha vinto lui non è facile. 

Cos’è il Sarrismo e se è più facile trasmetterlo alla Juventus? Non lo so che cos’è l’ho solo letto sulla Treccani. Spero di essere rimasto sempre la stessa persona abituata ad essere diretto e a dire ciò che pensa, cosa questa che scatena anche rancori ma sono risolvibili al contrario delle cose non dette. Poi nella vita si può cambiare la visione della vita e dello sport. 

Non ho sentito De Laurentiis che ringrazierò sempre perché nella vita raramente un napoletano tifoso del Napoli può allenare il Napoli. Mi ha fatto un regalo bellissimo. Neanche Allegri ho ancora sentito. I calciatori del Napoli che mi hanno chiamato? Non vi dirò i nomi e quello che mi hanno scritto neanche sotto tortura. 

Dito medio e cose dette sulla Juve? Alcune cose le ho dette, altre le ho sbagliate altre sono state strumentalizzate come sulle maglie a strisce ma era una cosa riferita a Empoli-Milan. Il sito è stato un eccesso di reazione non verso i tifosi della Juventus ma verso un gruppo ristretto di 10 stupidi che ti sputano o ti chiamano terrone di merda ma che non ritengo tifosi della Juventus. 

Se alla Juve riuscirò ad essere me stesso? Non lo so che cos’è lo stile Juve. Ieri a cena mi è sembrato essere in un gruppo di amici e nessuna etichetta. 

Il mio modo di pensare calcio è diverso ma mi devo rendere conto quanto si può portare con produttività e non allenare se stessi. vedere quanto si può portare e quanto lasciare ai calciatori di esprimere le proprie caratteristiche. Io organizzo la squadra per 70 metri ma lascio molta libertà negli ultimi 30 metri. 

Ogni squadra è come un figlio e se li educhi alla stessa maniera non è detto che siano educati alla stessa maniera”.