Siamo tutti colpevoli. La maglia di Callejon e il clima avvelenato che distrae dal futuro del Napoli

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Il clima avvelenato intorno a squadra e società ha creato una sorta di Gomorra sportiva dove tutti sono contro tutti per impadronirsi del mercato dello spaccio del “Ho ragione io” e del “Io l’avevo detto”.  Di questo clima avvelenato siamo tutti colpevoli. 

L’esagerazione. Il gesto isolato del tifoso a Frosinone che non è riuscito a gestire un momento di tensione emotiva, è stato trasformato in un motivo valido per giustificare un eventuale rifiuto di altri calciatori ad accettare un trasferimento al Napoli e addirittura una spinta per lasciare squadra e città per alcuni big oggi in squadra. Calma ed equilibrio please. Sicuramente è un gesto da condannare per carità ma che da solo non può bruciare anni di amore passionale tra la piazza di Napoli e i suoi beniamini. D’altronde marito e moglie non divorziano certo al primo litigio…Ma la cosa che più conta è che tra tutta la tifoseria, anche quella organizzata, e Callejon il legame sia ancora solido e forse ancora più forte.

Siamo tutti colpevoli di un clima avvelenato e che ora è il momento di purificare.
  • È colpevole la società con le poco diplomatiche e offensive esternazioni su ‘pezzotti’ vari, sul non aver vinto nulla, e l’aver tolto una città calcistica dalla melma che non hanno certo il sapore della diplomazia, anche se magari contengono non poche verità. Infine poteva evitarsi lo strappo anche con la tifoseria NON contestatrice dell’operato della Società in questi 15 anni, con quei prezzi troppo alti dei biglietti della partita-esibizione contro il Cagliari.
  • Sotto accusa anche Ancelotti. Se il campionato poco emozionante è soprattutto merito (o colpa) della Juventus, di chi è la colpa per l’eliminazione in Coppa Italia e in Europa League dopo prestazioni senza personalità e senza quella mentalità internazionale che aveva portato in dote Benitez, sparita con Sarri, che si sperava potesse ritornare con ‘Carletto’ Re di coppe? Senza contare il volare troppo alto ad agosto con dichiarazioni che in una piazza come Napoli sarebbe stato meglio ponderare anche nelle virgole.
  • Non esenti da colpe anche i tifosi che hanno perso di vista la reale dimensione del Napoli e sempre pronti a criticare più per distruggere che per costruire, spesso per antipatie o interessi personali o, ancora peggio, istigati da terze figure. Talmente impegnati a distruggere che non si sono neanche accorti che contro l’Atalanta hanno perso la grande occasione per manifestare il proprio dissenso con Orsato vittima-complice di un sistema che ha scippato dalle maglie del Napoli un sacrosanto scudetto…ah, ma quindi De Laurentiis la squadra scudetto l’aveva costruita? A proposito ma  quel “Meritiamo di più”…da quale teoria nasce? Per non parlare del clamoroso autogol con lo striscione “Sarri uno di noi”: e se il prossimo anno dovesse allenare il Milan, la Roma o addirittura la Juventus, com’è giusto che sia per un professionista, che faranno lo chiameranno traditore?
  • Le critiche di giornalisti e opinonisti per alcune prestazioni come quella con Liverpool, Arsenal e Milan sono sacrosante ed è stato giusto farle senza preoccuparsi del destinatario. Cavolo, oltre che un diritto è anche un dovere per chi fa informazione intellettualmente onesta e non ruffiana. Però è stata gettata troppa benzina sul fuoco che ha alimentato il malcontento dei contestatori parlando di stagione fallimentare: chi ha fallito di più il Napoli che ha confermato il secondo posto dello scorso anno, è stato competitivo con le big Liverpool e PSG o tutti coloro che lo davano in lotta per il quinto-sesto posto e mortificato a suon di goleade in Champions? Senza contare che il ‘freddo’ risultato è stato migliore dello scorso anno (e questo è un dato oggettivo) anche se emotivamente meno gratificante. Ma nello sport agonistico contano i risultati, i trofei. Le emozioni e il bel gioco non arricchiscono il prestigio e la bacheca di una squadra.
  • Sono ancora più colpevoli i venditori di fumo che lo scorso calciomercato hanno accostato 159 nomi al Napoli e hanno illuso i tifosi (ma dopo le dichiarazioni di Ancelotti la pacchia è finita) che il Napoli potesse comprare i top-players. Ma davvero si pensava che l’acquisto dei cosiddetti top-players dipendesse dall’arrivo di Ancelotti e non dalla possibilità di spesa della società? Senza contare che è possibile comprare ottimi giocatori anche con pochi soldi (Benitez e Marino insegnano): d’altronde basta ricordarsi quanto sono costati per ingaggio e cartellino i vari Cavani, Lavezzi, Hamsik, Callejon, Mertens, Higuain, Callejon, Reina ecc. ecc. Per non parlare del clima avvelenato dall’inutile fumo venduto sulla scelta di Ancelotti venuto a Napoli per motivazioni pensionistiche o di sistemazione del figlio…lasciamo perdere è meglio.

Che il gesto della maglia di Callejon e i prezzi troppo alti per la gara con il Cagliari siano le ultime schermaglie di una guerra che non fa prigionieri e che è destinata a lasciare solo macerie. Il Napoli quando ha vinto gli scudetti non è stato solo per la grandezza di Maradona e di Allodi, ma anche per quella splendida sinergia società-squadra-tifosi-istituzioni locali-opinionisti e giornalisti.

Ora bisogna pensare a ricostruire e programmare. 

Ricostruire un rapporto minimo tra società e territorio magari, giusto per iniziare, con una sede in città, un allenamento al mese aperto al pubblico al San Paolo, una politica dei prezzi delle partite più accessibile alle famiglie ad esempio con prezzi degli anelli inferiori dimezzati. I tifosi invece che tornino ad essere il dodicesimo uomo in campo, ultimamente latitante e certamente non all’altezza di altre tifoserie più vicine alla loro squadra malgrado risultati peggiori di quelli conquistati dal Napoli di De Laurentiis.

Programmare il futuro con Ancelotti che, esaurito il bonus curriculum, ora avrà sulle sue spalle tutta la responsabilità delle scelte di mercato e pretendere quindi, quei calciatori che ritiene necessari per far rendere al massimo i moduli che sceglierà dopo questo primo anno di ambientamento.

Ambire a vincere non significa obbligo di vincere. Ma programmare, lavorare, investire per provare a farlo è invece un obbligo.

Buon Forza Napoli a tutti!