Seconda gara casalinga in campionato per il Napoli e arriva il primo passo falso al Maradona.
Primo passo falso del Napoli al Maradona contro una di quelle squadre da battere a tutti i costi se si vuole finire la stagione tra le prime quattro del campionato. Il neopromosso Lecce, squadra corta e compatta, strappa un punto con merito senza troppi affanni facendo vedere anche delle interessanti ripartenze con il ‘furetto’ Banda.
Un pareggio che non complica più di tanto la classifica del momento (la Roma prima è solo 2 punti avanti), che vede il Napoli terzo (Inter seconda a +1) a pari punti con Juventus, Milan e Lazio e avanti ad Atalanta e Fiorentina.
Cosa è piaciuto. Quasi nulla.
La freddezza di Meret sul rigore parato, cosa non facile considerando il momento delicato che sta attraversando il portiere friulano. Non ha colpe sul gol subìto.
Cosa non è piaciuto.
Il turn-over stile Mazzarri. Si gioca tanto e spesso ed è giusto fare delle rotazioni, non solo in partite del genere ma anche in quelle con avversari più blasonati. Però di sicuro c’è differenza tra il cambiarne uno per reparto (quindi massimo tre) e il cambiarne sei tutti insieme per giunta con il necessario cambio modulo snaturando troppo la squadra e con alcuni calciatori non ancora al top della condizione (leggi Ndombele). Anche perché con i cinque cambi durante la partita un allenatore ha la possibilità di risparmiare il minutaggio ad altri cinque calciatori…se i cambi non si fanno sempre negli ultimi 5-10 minuti.
Il segnale dato da Spalletti. In tanti che hanno vissuto il calcio sul campo e all’interno di uno spogliatoio sostengono che quando un allenatore contro una squadra sulla carta inferiore fa un turn-over, involontariamente, lancia un segnale di ‘partita facile’ al sub-inconscio dei ‘giovanotti’ che scendono in campo.
L’atteggiamento della squadra. Come l’anno passato anche con il Lecce quando il Napoli affronta le medio piccole sembra farlo con una certa superficialità o almeno senza quella necessaria cattiveria agonistica (vedi il gol subìto con Kim e Ndombele che si guardano l’avversario che tira) che serve per urlare all’avversario “Sono io il più forte”.

Il baricentro troppo basso della squadra. La sensazione diffusa è che il Napoli abbia giocato troppo lontano dalla porta avversaria, rendendo così più complicato arrivare alla conclusione da posizioni più favorevoli.
Osimhen ZERO tiri in porta. Uno spunto di riflessione fondamentale per il futuro del Napoli riguarda il centravanti nigeriano: non ha mai tirato in porta per limiti suoi o per problemi legati al gioco di squadra? Solo Spalletti può darsi una risposta.
Elmas sulla fascia. La migliore espressione calcistica di Elmas è quella vista con la Macedonia del Nord giocando centrale alle spalle della punta. In questa posizione segnava e faceva segnare. Non a caso lo ha detto anche lui ai microfoni della RAI.
L’arbitraggio di Marcenaro. Tutto sommato l’enfant prodige Marcenaro ha arbitrato bene. Non perfetto perché manca almeno un giallo al Lecce e qualche falletto gli è sfuggito, ma roba di poco conto. Il rigore dubbio, diciamoci la verità, chiunque a velocità normale lo avrebbe fischiato e non a caso anche il VAR non ha avuto nessuna immagine chiara per smentire la decisione presa sul campo dall’arbitro.
I numeri della gara.
- Tempo di gioco: 100’16” – Effettivo: 58’48”;
- Possesso palla Napoli: 71% (41’45” minuti) – Nella metà campo avversaria: 53% (22’14” minuiti);
- Tiri: Napoli 19 – Lecce: 9
- Tiri nello specchio della porta gol compresi: Napoli 7 – Lecce 4;
- Falli contro fischiati: Napoli 1 – Lecce 3;
- Corner: Napoli 2 – Lecce 4.
 
		 
			




