Tommaso Starace: “Nel Napoli ho vissuto una storia molto bella, il mio sogno per il centenario del club”

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Lo storico magazziniere del Napoli Tommaso Starace, unico azzurro ad aver vinto tutti e quattro gli Scudetti del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista che è possibile leggere in versione integrale sulla pagina web di Fanpage e della quale vi proponiamo un breve estratto.

“40 anni nel Napoli? Sono felice perché ho vissuto una storia molto bella. Ho fatto un lavoro prima da tifoso, che mi è piaciuto dal primo momento e l’ho sempre fatto con amore. Non mi è mai pesato. In 40 anni non ho mai fatto un giorno di festa per mia volontà: sono sempre stato lì, presente.

Quando c’è stata la retrocessione in Serie B del 1997 ho sofferto, ho pianto per il Napoli. Porto ancora un segno particolare sulla mano, è il segno di quella partita maledetta a Firenze in cui il Napoli perse 5-0. Quando Goretti entrò negli spogliatoi mi vide e disse: “Maledico il giorno che ho firmato per il Napoli”. Lì mi son cascate le braccia e ho dato un pugno nella nella porta dello spogliatoio. Mi son trovato io con tre punti e non il Napoli.

Devo essere il primo ad arrivare per controllare che sia tutto ok, dall’abbigliamento, alla colazione. Ai ragazzi faccio sempre trovare pronto il caffè e non solo. Da chi vuole il tè a chi vuole latte e biscotti. Io devo essere sempre lì a disposizione per qualsiasi cosa. Ad esempio Maradona che arrivava al campo con le scarpe nuove e mi chiedeva di mettere delle strisce di plastica sui tacchetti per farlo stare bene con il piede.

Il mio caffè? All’inizio sono sempre tutti un po’ dubbiosi, ma poi appena lo assaggiano non ne possono più farne a meno. Sarri ne beveva 4-5 al giorno, tra un esercizio e un altro gli preparavo il caffè, quando lui si fermava io entravo in campo e glielo portavo. Spalletti invece aveva un po’ timore di bere il caffè perché aveva paura di iniziare a fumare, quindi ne beveva poco. Conte lo beve, ma con moderazione. McTominay ora prende due caffè al giorno, ma pieni, e inizialmente non lo voleva. Si è subito trasformato in un napoletano. Entra, sorride sempre, è sempre gioioso.

Scudetto? Io ci ho sempre creduto dal primo giorno, perché la squadra c’era. Avevamo 8-9 undicesimi che avevano già vinto uno Scudetto, non diventi scarso all’improvviso. Avevamo basi solide e giocando una volta alla settimana era tutto a nostro favore. Conte poi era l’allenatore che serviva a Napoli.

La festa sul lungomare? Emozionante. Vedere quella marea di gente è stata un’emozione unica. Anche il presidente De Laurentiis è stato molto contento di aver fatto questa festa, di aver visto i nostri tifosi piangere di gioia.

Covid? In quel momento di difficoltà noi non potevamo lavorare e quindi non potevamo essere pagati, ma Gattuso e i calciatori organizzarono una colletta affinché noi tutti dello staff potessimo guadagnare qualcosa. È stato un gesto stupendo. Gattuso è una persona immensa.

Mertens? È sempre stato un ragazzo molto umile e senza “cazzimma”. Benitez l’ha portato a Napoli che era ancora un ragazzo e non conosceva il calcio italiano, eppure in panchina era sempre lì che cercava di capire come giocare. Con Sarri poi ha fatto ciò che ha fatto. Per me lui è diverso da tutti. Il balletto? Eravamo a Castel Volturno, dopo una partita amichevole che abbiamo giocato. È stata una cosa bellissima e non organizzata, nata sul momento.

Maradona? Solo nominarlo mi fa venire i brividi. È stato immenso. Ha fatto capire al popolo napoletano cosa vuol dire vincere uno Scudetto, come si affronta il divario tra il nord e il sud. Diego ci ha difeso in tutti i sensi, dentro e fuori dal campo. Non può essere descritto in poche parole. Purtroppo il personaggio Maradona era un po’ ingestibile. Chi gli è stato vicino non ha fatto tutto per evitare che andasse così. Lo hanno sempre e solo portato allo sbaraglio. Io non potevo e non ero la persona adatta a fargli capire certe cose. Se fosse rimasto a Napoli non sarebbe morto così. Sarebbe stato protetto, diciamo, in qualche modo.

Higuain? Non voleva andare alla Juventus. Ma l’offerta della Juventus non si poteva rifiutare, fu enorme.

Il mio sogno? Fra pochi mesi ci saranno i 100 anni della società e sarebbe bello viverli vincendo la Coppa dei Campioni”.