Malgrado l’aiuto della tecnologia il calcio italiano sta affrontando forse la più profonda crisi del mondo arbitrale da quando l’Associazione Italiana Arbitri è stata fondata il 27 agosto 1911.
La tecnologia adottata per aiutare gli arbitri funziona, quantomeno è in grado di ridurre gli errori arbitrali in percentuali altissime.
Ad esempio la goal-line technology ha ridotto del 99,99% gli errori sui cosiddetti gol fantasma. Stesso discorso per il fuorigioco semiautomatico. Al netto di una regola da rivedere, sono state praticamente azzerate le polemiche sui gol arrivati da posizioni irregolari degli attaccanti.
Facendo un salto nel passato, grazie alla tecnologia, oggi la storia potrebbe raccontare di un gol di Turone decisivo per uno scudetto in più della Roma. Potrebbe raccontare di un gol di Muntari decisivo per uno scudetto in più al Milan (quindi oggettivamente almeno due in meno per la Juventus, ma è un dettaglio…forse).
Ma sono valutazioni oggettive dove la tecnologia ha il pieno e insindacabile potere decisionale.
Il cortocircuito scatta quando l’imparzialità della tecnologia, nei casi di falli di mano e di contatti, deve cedere il passo alle valutazioni soggettive troppo spesso disomogenee degli arbitri in campo e al VAR.
Un cortocircuito che alimenta polemiche e sospetti e che spinge i tifosi a porsi delle legittime domande, destinate a non avere risposta per quella inspiegabile segretazione da anti-spionaggio dei dialoghi tra arbitro in campo e addetti al VAR.
Ad esempio perché per casistiche simili, nella stessa partita o in partite diverse, in alcuni casi il VAR richiama l’arbitro e in altri l’arbitro decide di andare o meno a rivedere al monitor un episodio dubbio?
Certi atteggiamenti non fanno altro che tirare in ballo anche un altro aspetto che, involontariamente, potrebbe entrare nella storia di una gara e anche di un intero campionato: le tre possibili sfaccettature dell’umanissima sudditanza di un arbitro.
- Senza metterne in dubbio la professionalità e l’onestà, ma cosa prova un arbitro che si trova a dirigere una partita della squadra per la quale tifava da piccolo?
- Un arbitro in campo può essere condizionato dalla presenza al VAR di un arbitro più esperto o con maggiore personalità che si trova al VAR? Ovviamente è un discorso che vale anche a ruoli invertiti.
- Se un arbitro si rende conto di aver valutato in modo errato un episodio a velocità di gioco, è sempre pronto ad andare al monitor per correggere la decisione ammettendo così un suo errore?
“L’arbitro è un essere umano e anche lui come i calciatori può sbagliare”.
Vero, anzi verissimo.
Però grazie alla tecnologia l’arbitro, al contrario dei calciatori, ha la possibilità di tornare indietro nel tempo e rimediare al suo errore…basta volerlo…o imporlo…