De Laurentiis-day in tre punti

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Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul Corriere dello Sport oggi in edicola.

Questi i passaggi più interessanti delle sue dichiarazioni.

Su Zielinski Osimhen ed Elmas.

“Lui ha detto che voleva rimanere a Napoli tutta la vita. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo che, essendo un polacco, del sole e del mare gli interessa fino a un certo punto. Forse è abituato maggiormente a certe nebbie” ha detto il presidente, facendo chiaro riferimento a squadre del nord sulle tracce del calciatore.

Rinnovo Osimhen? L’ho detto e lo ripeto: siamo in dirittura d’arrivo. Elmas? Già venduto. È uno che vuole giocare sempre, non ha capito che si è titolari anche se non si fanno novanta minuti”.

De Laurentiis sulla Superlega.

“Una svolta epocale. La posizione dominante di Uefa e Fifa, che oggi l’Europa censura, è servita a elargire bonus in cambio di consenso. Chi ha governato fin qui da monopolista non ha compreso che il calcio è un’impresa e ha bisogno di fatturati crescenti. Se io investo centinaia di milioni per partecipare a un circo che distribuisce noccioline, non fa utili e mi costringe a giocare sempre di più per tenere in piedi un carrozzone improduttivo, il gioco non vale la candela. Farei subito una Serie E dove E sta per élite. Sole squadre di città con un numero rilevante di tifosi. In prima serie ti trovi città di ventimila abitanti che non fanno diecimila biglietti. Allora io dico: alle sette, otto squadre che egemonizzano la classifica, aggiungiamone altre sette che possono avere le stesse ambizioni. E chiudiamo a 14 posti nella serie d’élite. Poi due gironi di Serie A da venti squadre. E il resto è dilettantismo, che funga da vivaio. Retrocessioni e promozioni? No, come il basket in America, qualcuno obietta che il senso agonistico verrebbe a mancare. Non è vero niente”.

De Laurentiis e gli allenatori.

“Spalletti? Avrà detto: io esco da eroi da questa città. Ma chi me lo fa fare a rimettermi in gioco? Il primo allenatore che ho contattato è stato Thiago Motta. Non è che ci avessi visto male, eh? Lui non se l’è sentita. Garcia? l giorno che l’ho presentato a Capodimonte avrei dovuto fare un coup de Théatre e dire: ve l’ho presentato, però adesso se ne va. Perché uno che arriva e dice: io non conosco il Napoli, non ho mai visto una partita… Avrei dovuto capire. E invece l’ho preso a ridere. Il fatto è che l’ha ripetuto altre volte. Sarebbe bastato che praticasse lo stesso calcio di Spalletti. Invece ha preteso che mandassi via un preparatore perfetto come Sinatti, per chiamarne uno che… Me l’avevano detto: questo t’imballa i giocatori. Sono dovuto restare a Castel Volturno da mattina a sera”.