De Laurentiis-Spalletti-FIGC: la parola a chi ha letto le carte, anche perché opinionisti e giornalisti dovrebbero occuparsi soprattutto della gestione Gravina

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Sulla vicenda De Laurentiis-Spalletti-FIGC, come sempre in questi casi, si sprecano chiacchiere e si consumano le tastiere dei PC.

Soprattutto spesso ci si schiera da una parte o dall’altra senza conoscere gli estremi del contendere.

Chi ha letto le carte, se c’è davvero qualcuno oltre i protagonisti ad aver letto le carte, ci illumini riportando fedelmente quanto scritto.

Davvero la ‘penale’ prevista dall’accordo tra De Laurentiis e Spalletti, riguarda solo una eventuale scelta del tecnico di allenare una possibile ‘concorrente’ del Napoli?

Perché se la risposta è bisogna ammettere con la massima onestà intellettuale che una qualunque nazionale non potrebbe mai essere una concorrente del Napoli.

Se la risposta invece è no De Laurentiis ha tutte le ragioni di questo mondo nel pretendere il rispetto di quanto scritto e liberamente firmato anche dal tecnico campione d’Italia. Anche perché la FIGC, quale garante del rispetto delle regole, DEVE pretendere il rispetto di quanto avrebbe firmato Spalletti. Anche perché la FIGC è UNA MADRE chiamata a TUTELARE in egual misura tutte le sue figlie e il Napoli è una sua figlia già troppe volte bistrattata da un sistema che ‘puzza’ sempre più di marcio.

Tanti giornalisti e opinionisti, dopo aver gioito per il triste patteggiamento della Juventus, hanno scelto di schierarsi da una parte o dall’altra solo per motivi prettamente campanilistici o, peggio ancora, per quell’indole razzista che quando c’è il Napoli di mezzo non manca di mostrarsi nella sua totale ignoranza.

La vicenda De Laurentiis-Spalletti-FIGC è una quisquilia, una pinzillacchera per dirla alla Totò. I veri problemi sono ben altri. Forse questi signori le loro energie farebbero meglio a sprecarle per pretendere un freno al totale declino del calcio italiano.

  • La mancata qualificazione al mondiale.
  • Il VAR che funziona a intermittenza.
  • I bilanci da profondo rosso di gran parte dei club italiani.
  • Veri fuoriclasse affermati che preferiscono altri campionati, mentre negli anni ’80 l’Eden del calcio era la Serie A.
  • Divieti di trasferta per alcune tifoserie e per altre peggiori no.
  • Le difficoltà nel vendere alle cifre desiderate i diritti TV della Serie A.
  • L’interesse per la Coppa Italia che stenta a decollare.
  • Il vergognoso tentativo, per fortuna andato a vuoto, di negare al Lecco il diritto conquistato sul campo di giocare in Serie B.
  • Stadi sempre più fatiscenti.
  • Il campionato ‘parallello’ che si gioca nei Tribunali.
  • Club minori anche storici che spariscono per ripartire poi nel migliore dei casi dal campionato di Eccellenza.
  • La vicenda Mancini.
  • La scelta di inserire nell’organico della Nazionale persone ‘sospettate’ di non aver rispettato quelle regole che la FIGC dovrebbe far rispettare.

Tutte cose che magari saranno anche esiste in un passato più o meno recente, ma che sotto la gestione Gravina non sono state risolte e che addirittura sono anche peggiorate.

A proposito di Spalletti. Ha chiesto un anno sabbatico e De Laurentiis ha fatto benissimo a concederglielo. Ma allenare la Nazionale è il sogno di tutti e, anche qui con la massima onestà intellettuale, bisogna ammettere che lo stress di un CT è ben lontano da quello del lavoro settimanale sette giorni su sette per undici mesi l’anno di un allenatore di club.

Ma forse l’onestà intellettuale nel calcio malato di razzismo e alimentato dalla linfa del campanilismo, è solo una chimera.