Appena due giornate di campionato e già in Serie A balza agli onori della cronaca la questione arbitrale e il corretto utilizzo del VAR.
Per il bene del calcio italiano è opportuno uscire dal limbo della squadra favorita o sfavorita dalle decisioni arbitrali. L’obiettivo comune deve essere quello di pretendere dalle istituzioni una maggiore credibilità del sistema calcio italiano partendo proprio dalla credibilità dei risultati sul campo.
Alcune decisioni arbitrali più che discutibili sono state spesso sottovalutate perché legate alla mancanza di uniformità di giudizio nel distribuire le ammonizioni (soprattutto per le proteste) e nel fischiare i falli lontano dalle porte. Altre invece hanno scatenato feroci polemiche perché più decisive per rigori dubbi fischiati o netti invece non fischiati.
Errori che con l’avvento del VAR non sono più giustificabili, sono più duri da accettare e che non fanno altro che alimentare il sospetto della malafede.
Il dirigente e designatore degli arbitri Gianluca Rocchi, già alle prese con una classe arbitrale di certo non all’altezza dei Lo Bello o i Collina del passato, è in grande difficoltà anche per l’autogol clamoroso ‘segnato’ quando ha parlato di ‘rigorini’. Un dirigente arbitrale, un arbitro e anche un ex arbitro, non possono parlare di ‘rigorini’, termine che non esiste in quel regolamento che dovrebbero applicare e difendere. Anche onorare. Nel regolamento si parla solo se un determinato fallo è rigore oppure no.
Rocchi aveva promesso una maggiore uniformità di giudizio da parte degli arbitri.
Rocchi aveva promesso anche una maggiore trasparenza agevolando il rapporto tra arbitri e tesserati e tra arbitri e media.
Ma anche sotto la gestione Rocchi finora di tutto questo non c’è traccia, così come restano ancora da KGB (E NON SI CAPISCE IL PERCHE’) i dialoghi tra arbitri e VAR.
Già il VAR. Il mezzo tecnologico funziona ed è davvero in malafede chi sostiene il contrario. Ma troppi arbitri non vanno neanche a rivedere al monitor l’episodio oggetto di valutazione. Per quale motivo? Perché rivedendolo sono costretti a prendersi la responsabilità di cambiare la propria decisione? Perché correggendo un proprio errore cambia la valutazione della loro prestazione? Oppure, peggio, non intendono contrapporsi ai colleghi designati al VAR?
Non è certamente giusto pretendere da Rocchi una rivisitazione sui falli di mano da fischiare in area perché è un problema universale della FIFA. Ma lui e chi ha il suo stesso ruolo potrebbe essere il promotore di un necessario cambiamento della regola.
Di sicuro Rocchi ora è dinanzi a un bivio: deve almeno correggere le anomalie di queste due prime giornate di campionato che già stanno falsando partite e classifica oppure, se non è in grado di farlo, presentare le dimissioni perché sono in gioco la credibilità e il brand della Serie A.